Cos’è l’essere umano?

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L'uomo: un essere complesso

Dio il Signore formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne un’anima vivente. (Genesi 2:7).

Questa sì che è una notizia!

La nostra persona è sia visibile che invisibile!

Il nostro corpo ha un certo aspetto, una certa immagine ma la nostra identità non si limita a questo: noi abbiamo una personalità profonda e misteriosa, che merita di essere conosciuta...

Spunto di riflessione

“Non possiamo conoscere Dio chiaramente e con certezza se non interviene parallelamente la conoscenza di noi stessi. Vi sono due aspetti nella conoscenza di noi stessi: quali siamo stati formati nella nostra prima origine e in séguito la condizione in cui siamo precipitati dopo la caduta di Adamo”.

Giovanni Calvino (1509-1564), Istituzione della religione cristiana,

UTET, 2009, vol. 1, 1.15.1, p. 290

Dall’esterno

Caro corpo, fatto di carne, ma non solo... Il nostro corpo è più che un mucchio di ossa con della polpa intorno, più che un agglomerato di cellule, più che il risultato della programmazione del nostro DNA: il nostro corpo è la parte visibile del nostro essere interiore.

Contrariamente ai filosofi greci come Platone, la Bibbia non insegna a disprezzare il corpo, né a opporre la materia allo spirito.

Il corpo non è soltanto un involucro fisico “a perdere” bensì partecipa anch’esso alla gloria di Dio.

Tuttavia, essendo formato delle stesse molecole che compongono l’universo, esso è soggetto alle leggi della fisica e della biologia che, di conseguenza, lo limitano.

Inoltre, a differenza di quello degli animali, il corpo umano possiede delle difese naturali intrinseche.

Noi non possediamo corna o pungiglioni per respingere il nemico ma il nostro asso nella manica è la capacità del nostro corpo, e soprattutto del nostro cervello, di adattarsi alle situazioni e all’ambiente mediante la comunicazione e la costruzione di strumenti che contribuiscono al nostro benessere e alla nostra protezione.

 

Terminologia

La carne

Nel Nuovo Testamento compare sovente il vocabolo greco sarx (“carne”) che le attuali versioni della Bibbia traducono con “natura umana”, “essere umano”, “uomo”, “creatura”, “corpo”.

Analogamente all’ebraico basar (“carne”, “parte molle”), questo termine può designare l’uomo, senza alcuna connotazione negativa: l’uomo in generale e l’individuo in particolare.

Talvolta è usato con riferimento all’essere umano e alla sua fragilità, la sua debolezza.

  • “Avverrà che io spargerò il mio Spirito su ogni persona [lett. “ogni carne”]” (Gioele 2:28).
  • “La Parola è diventata carne” (Giovanni 1:14).
  • Il corpo che “indossa” (Levitico 16:4-24) l’indumento è a sua volta un indumento, un rivestimento di pelle e di carne in cui sono stati intessuti ossa e nervi (vd. Giobbe 10:11).
  • Il corpo è paragonato, nella sua fragilità, all’erba e al fiore del campo,
  • dalla natura effimera (vd. Isaia 40:6-7).
  • Trasmette il legame di parentela (vd. Genesi 29:14; Romani 9:3 “miei parenti secondo la carne”).
  • Sarà rigenerato e trasformato in un corpo glorioso nel giorno della risurrezione (vd. Filippesi 3:21).

Nelle lettere dell’apostolo Paolo il sostantivo sarx assume connotazioni negative indicando la natura umana che resiste e si oppone allo Spirito di Dio (Romani 8:1-9, 12-13; Galati 5:17-18).

In greco per indicare il “corpo” si usa anche un altro sostantivo: sôma, privo di connotazioni negative.

Il sôma può diventare il tempio dello Spirito Santo; occorre quindi prestarvi molta cura (vd. 1 Corinzi 3:16-17; 6:19).

La sua componente naturale e umana è “mortale” ma il corpo può essere vivificato dallo Spirito di Dio (Romani 8:10-11).

 

All’interno

Così come ci prendiamo cura del nostro corpo, abbiamo una responsabilità ben precisa nei confronti del nostro essere interiore e invisibile: dobbiamo vegliare sul nostro cuore, sulla nostra anima e sul nostro spirito.

Questi termini sono spesso utilizzati in parallelo, secondo un’espressione tipicamente ebraica (vd. Deuteronomio 6:5; 1 Re 8:48; Giobbe 7:11; 12:10; Isaia 26:9; Luca 1:46-47; Filippesi 1:27).

Benché non siano sinonimi, questi termini venivano impiegati dagli scrittori biblici con riferimento alle diverse sfumature del nostro essere interiore.

 

Il cuore

Ma il Signore disse a Samuele: “Non badare al suo aspetto né alla sua statura, perché io l’ho scartato; infatti il Signore non bada a ciò che colpisce lo sguardo dell’uomo: l’uomo guarda all’apparenza ma il Signore bada al cuore”.

1 Samuele 16:7

 

Per gli scrittori biblici la nostra unità centrale non è la “testa” o il “cervello” bensì il “cuore” (ebr. lev; gr. kardia), l’organo che si trova proprio al centro dell’individuo e, probabilmente, meglio esprime il concetto di interiorità.

Per costoro, il cuore è la sede del pensiero e dell’intelligenza (vd. 1 Re 3:9): è il cuore a prendere le decisioni, sia quelle buone che quelle cattive.

Esso è il ricettacolo della nostra coscienza (vd. Romani 2:15).

Come lo è oggi, anche allora il cuore era considerato la sede dei sentimenti (vd. Proverbi 17:22; 25:20) e del coraggio (Giosuè 2:11: “Il nostro cuore è venuto meno” significa, infatti, “ci siamo scoraggiati”). È il centro di controllo.

 

L’anima

Quando esclama: “L’anima mia è assetata di Dio, del Dio vivente” (Salmo 42:3), il salmista esprime il desiderio intenso e profondo che lo spinge a cercare Dio.

L’anima è il sé profondo, come sottolinea l’espressione “anima e cuore”.

Di questo tipo era l’amore che legava Davide all’amico Gionatan, “il quale l’amò come l’anima sua” (1 Samuele 18:1).

Respiro e ispirazione, l’anima (ebr. nephesh; gr. psychê) è particolarmente incline alle emozioni.

Così i salmisti vi fanno spesso riferimento per descrivere i vari moti dell’animo, dalle loro ansie e le loro malinconie più profonde (vd. Salmi 6:4; 13:3; 31:8; 42:6; 119:28 ecc) alle gioie più grandi (Salmo 35:9: “L’anima mia esulterà nel Signore”).

L’anima agisce in noi come l’anima del violino, il listello di legno posto all’interno della cassa armonica, la quale trasmette le vibrazioni a tutto lo strumento.

 

[FAQ]

Tutti gli esseri viventi hanno un’anima?

A questo interrogativo possiamo rispondere: e no.

– Sì, nel senso di “avere la vita” (in senso lato “anima” può significare “vita”; vd. Genesi 1:20; 9:4; Levitico 17:11). D’altronde “animale” deriva dal lat. anĭma (animāre, “dare vita”).

– No, nel senso di “essere persona(le)” poiché, a differenza degli esseri umani, all’atto della creazione gli animali non hanno ricevuto l’“alito vitale” (Genesi 2:7).

Anche le piante sono una forma di vita ma nel loro caso la Bibbia non usa mai il vocabolo nefesh (l’essere animato), probabilmente perché le piante non usano “l’alito” per respirare e sono prive di sangue (da questo punto di vista, esse sono pertanto “inanimate”).


Le “viscere”

Nella psicologia biblica le emozioni si fanno sentire a livello viscerale.

  • Nel testo ebraico si legge letteralmente che, alla vista dei fratelli, le viscere (ebr. rahamin) di Giuseppe si riscaldarono (vd. Genesi 43:30).
  • L’intima sofferenza di Davide è descritta con l’espressione: “il mio cuore... si scioglie in mezzo alle mie viscere” (ebr. me’èh; Salmo 22:14).
  • L’istinto materno della vera madre del bambino che Salomone proponeva di tagliare in due è così descritto: “La donna... sentendosi commuovere [lett. “infiammare”] le viscere per suo figlio...” (1 Re 3:26).

 

Lo spirito

Respiro ed espirazione, nella Bibbia lo spirito (ebr. ruach; gr. pneuma) è definito come la parte dinamica del nostro essere.

Lo spirito umano può essere rianimato, risvegliato, rinnovato da Dio (“Il suo spirito si rianimò ed egli riprese vita”, Giudici 15:19; vd. anche Esdra 1:1; Salmo 51:12; Ezechiele 36:26; Aggeo 1:14).

Come l’anima e il cuore, lo spirito può essere turbato, confuso, abbattuto, depresso (vd. 1 Re 21:5; Salmi 77:4; 143:4; Daniele 7:15) o, al contrario, vigoroso e fonte di conforto (vd. Proverbi 18:14; Isaia 26:9).

 

[FAQ]

Cosa significa che la vita di un essere è nel sangue?

Perdere sangue equivale a trovarsi in pericolo di vita, “versare sangue” significa uccidere.

L’associazione vita-sangue è dunque fortemente simbolica.

“La vita di ogni carne è il sangue” (vd. Genesi 9:4; Levitico 17:14) nella misura in cui il dissanguamento è sinonimo di morte.

Poiché la vita è preziosa, il sangue non deve essere versato invano (vd. Genesi 4:10-11).

Nell’Antico Testamento al sangue è associata l’opera di salvezza di Dio per il suo popolo (vd. Esodo 12:7, 13) ed è l’immagine – a tinte forti – della vita sacrificata!

 

(Fede consapevole pag 235-239)

Pubblicato in: L'essere umano

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