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Libri della Bibbia: Genesi
Titolo
Il titolo di questo libro, “Genesi”, proviene dalla traduzione greca dell’Antico Testamento (Settanta, LXX) e significa “origini”.
Il titolo ebraico, invece, corrisponde alla prima parola della Bibbia, tradotta “nel principio”.
Genesi funge da introduzione al Pentateuco (i primi cinque libri dell’A.T.) e all’intera Bibbia.
L’importanza di questo libro nella Scrittura è dimostrata dal fatto che vi sono più di 35 citazioni nel Nuovo Testamento e centinaia di riferimenti indiretti a questo libro sia nell’Antico Testamento (A.T.) che nel Nuovo Testamento (N.T.). Il filo conduttore (il piano divino di salvezza) che inizia in Genesi 3, si conclude soltanto in Apocalisse 21: 22, dove è gloriosamente rappresentato il regno eterno dei credenti redenti.
Autore e data
Se è vero che l’autore di Genesi non si identifica, è altresì vero che sia l’A.T. (Es 17: 14; Nu 33: 2; Gs 8: 31; 1 R 2: 3; 2 R 14: 6; Ed 6: 18; Ne 13: 1; Da 9: 11, 13; Ml 4: 4) che il N.T. (Mt 8: 4; Mr 12: 26; Lu 16: 29; 24: 27, 44; Gv 5: 46; 7: 22; At 15: 1; Ro 10: 19; 1 Co 9: 9; 2 Co 3: 15) sono unanimi nell’attribuire questo libro a Mosè.
Benché la narrazione si concluda almeno tre secoli prima della nascita di Mosè, egli aveva la formazione culturale necessaria per portare a termine un tale incarico (cfr. At 7: 22).
Non esistono di fatto motivazioni fondate per confutare la paternità di Mosè.
Il libro di Genesi fu scritto dopo l’Esodo (1445 a.C. ca), ma prima della morte di Mosè (1405 a.C. ca).
Contesto e ambiente di Genesi
L’ambientazione iniziale di Genesi è l’eternità passata.
Fu allora che Dio, con un atto di volontà e con la divina Parola, portò all’esistenza tutto l’universo, lo perfezionò in ogni sua parte e infine soffiò la vita in un mucchietto di polvere che plasmò a sua immagine perché diventasse Adamo.
Dio fece dell’umanità il coronamento della creazione, ovvero creò per sé dei compagni che avrebbero goduto della comunione con lui e portato gloria al suo nome.
Il contesto storico dei primi eventi di Genesi è, chiaramente, la Mesopotamia.
Benché sia difficile situare con precisione il momento in cui fu scritto questo libro, nondimeno si ritiene che Israele abbia appreso il racconto di Genesi qualche tempo prima di attraversare il fiume Giordano ed entrare nella terra promessa (1405 a.C. ca).
La Genesi presenta tre diverse e successive ambientazioni geografiche:
-
la Mesopotamia (capp. 1–11);
-
la terra promessa (capp. 12–36);
-
l’Egitto (capp. 37–50).
I segmenti temporali corrispondenti sono:
-
dalla creazione al 2090 a.C. ca;
-
2090-1897 a.C.;
-
1897-1804 a.C.
Genesi abbraccia un periodo più lungo di tutti gli altri libri della Bibbia messi insieme.
Temi storici e teologici
In questo libro delle origini Dio si rivela e presenta a Israele una visione del mondo che divergeva, spesso nettamente, da quella dei popoli vicini.
L’autore non fa alcun tentativo di patrocinare l’esistenza di Dio, né di offrire un’indagine sistematica sulla sua persona e sulle sue opere.
Per di più il Dio d’Israele si differenziava chiaramente dai presunti dèi dei popoli vicini.
Genesi enuncia verità teologiche fondamentali quali:
- Dio Padre;
- Dio Figlio;
- Dio Spirito Santo;
- l’uomo;
- il peccato;
- la redenzione;
- il patto;
- la promessa;
- Satana e gli angeli;
- il regno;
- la rivelazione;
- Israele;
- il giudizio;
- la benedizione.
Genesi 1–11 (la storia primordiale) narra le origini dell’universo, vale a dire l’inizio del tempo e dello spazio e le prime importanti esperienze nelle vicende umane, come il matrimonio, la famiglia, la caduta, il peccato, la redenzione, il giudizio e le nazioni.
Genesi 15–20 (la storia dei patriarchi) descrive la nascita del popolo di Israele e come esso avesse tratto origine da una famiglia, la cui ascendenza poteva essere fatta risalire fino a Eber (da cui il termine “Ebrei”; Ge 10: 24-25) e, ancora più indietro nel tempo, a Sem, figlio di Noè (da cui il termine “Semiti”; Ge 10: 21).
Il popolo di Dio poteva così apprendere non solo la propria storia familiare e quali fossero i suoi antenati, ma altresì l’origine delle proprie istituzioni, degli usi, delle lingue e delle diverse culture e, in modo particolare, delle esperienze comuni a tutti gli uomini: il peccato e la morte.
Poiché il popolo si stava preparando a entrare in Canaan e a spogliare i Cananei delle loro case e delle loro proprietà, Dio gli rivelò la cultura dei suoi nemici.
Inoltre gli Israeliti dovevano comprendere la vera motivazione della guerra che stavano per dichiarare, alla luce del divieto di uccidere, esposto negli altri quattro libri che Mosè stava scrivendo (Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio).
Infine era necessario che il popolo d’Israele conoscesse almeno una parte della storia del mondo e le proprie origini come punto di partenza per una nuova vita, che avrebbe avuto inizio sotto la guida di Giosuè nella terra in precedenza promessa al loro antenato e progenitore Abraamo.
Genesi 12: 1-3 focalizza l’attenzione sulle promesse di Dio ad Abraamo, restringendo la visuale dal mondo intero di Genesi 1–11 a una piccola nazione, Israele, attraverso la quale Dio avrebbe progressivamente realizzato il suo progetto di redenzione.
Da questo emerge chiaramente la missione di Israele: essere “la luce delle nazioni” (Is 42: 6).
Dio promette un paese, una discendenza (progenie) e una benedizione.
Questa triplice promessa divenne, dunque, la base del patto con Abraamo (Ge 15: 1-21).
Il resto delle Scritture racconta l’adempimento di tali promesse.
Su scala più ampia Genesi 1–11 rappresenta un messaggio speciale sul carattere e sulle opere di Dio.
Nella serie di racconti che compongono questi capitoli delle Scritture emerge un modello che rivela la copiosa grazia di Dio contrapposta alla disubbidienza ostinata dell’uomo.
Senza eccezione, in ogni racconto Dio amplia la manifestazione della sua grazia, ma altresì senza eccezione, l’uomo reagisce con una ribellione ancora maggiore.
In termini biblici, più il peccato abbonda, più la grazia di Dio sovrabbonda (vedi Romani 5: 20).
Un’ultima caratteristica dal particolare significato teologico e storico distingue Genesi dagli altri libri delle Scritture: il legame speciale presente tra il primo libro e l’ultimo.
Nell’Apocalisse il paradiso che fu perduto in Genesi sarà riconquistato.
L’apostolo Giovanni presenta chiaramente gli eventi descritti nel suo libro come la soluzione futura dei problemi conseguenti alla maledizione pronunciata in Genesi 3.
Egli focalizza l’attenzione sulle conseguenze della caduta sulla creazione e sul modo in cui Dio libera la sua creazione dagli effetti della maledizione.
Giovanni si esprime così: “Non ci sarà più nulla di maledetto” (Ap 22: 3).
Non sorprende che, nell’ultimo capitolo della Parola di Dio, i credenti si ritroveranno nel giardino di Eden, l’eterno paradiso di Dio, e mangeranno dall’albero della vita (Ap 22: 1-14).
In quel tempo essi avranno tutto il diritto di farlo, poiché indosseranno le vesti lavate nel sangue dell’Agnello (Ap 22: 14).
Sfide interpretative
Afferrare i singoli messaggi di questo libro, che confluiscono in un più ampio progetto, e lo scopo del libro può risultare alquanto difficoltoso, poiché sia i singoli racconti che il messaggio generale del libro offrono importanti lezioni per la fede e per le opere.
Genesi presenta la creazione come originata dal fiat divino, ex nihilo, cioè “dal nulla”.
Tre eventi traumatici, di epiche proporzioni, vale a dire la caduta, il diluvio universale e la dispersione delle nazioni, sono presentati come lo scenario storico indispensabile per capire la storia mondiale.
Da Abraamo in poi lo sguardo deve essere puntato sulla redenzione e sulla benedizione di Dio.
Gli usi e costumi descritti in Genesi spesso differiscono considerevolmente da quelli dei tempi moderni e vanno spiegati tenendo conto della cultura dell’antico Medio Oriente.
Ogni uso deve essere interpretato in accordo con l’immediato contesto del brano, prima di ampliare l’indagine agli usi e costumi menzionati in fonti extrabibliche o in altri brani delle Scritture.
Schema del libro
Il contenuto di Genesi può essere suddiviso in due sezioni principali:
-
la storia primitiva (Ge 1–11) ;
-
la storia dei patriarchi (Ge 12–50).
La storia primitiva comprende quattro eventi importanti:
-
la creazione (Ge 1–2);
-
a caduta (Ge 3–5);
-
il diluvio (Ge 6–9) ;
-
la dispersione (Ge 10–11).
La storia dei patriarchi mette in luce quattro grandi uomini:
-
Abraamo (Ge 12: 1–25: 8);
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Isacco (Ge 21: 1–35: 29);
-
Giacobbe (Ge 25: 21–50: 14);
-
Giuseppe (Ge 30: 22–50: 26).
La struttura letteraria di Genesi è costruita su un’espressione che frequentemente si ripete:
“questa è la genealogia (posterità, discendenza) di…”.
Essa costituisce la base dello schema che segue.
GENESI
I. La creazione del cielo e della terra (1:1–2:3)
II. Le origini dei cieli e della terra (2:4–4:26)
III. I discendenti di Adamo (5:1–6:8)
IV. I discendenti di Noè (6:9–9:29)
V. I discendenti di Sem, Cam e Iafet (10:1–11:9)
VI. La discendenza di Sem: la genealogia da Sem a Tera (11:10-26)
VII. La discendenza di Tera (11:27–25:11)
VIII. La discendenza di Ismaele (25:12-18)
IX. La discendenza di Isacco (25:19–35:29)
X. La discendenza di Esaù (36:1-43)
XI. La discendenza di Giacobbe (37:1–50:26)
Antico Testamento
Genesi
Esodo
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