Libri della Bibbia: Proverbi

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Titolo

Nella Bibbia ebraica, come anche nella Septuaginta greca (LXX), questo libro è intitolato: “Proverbi di Salomone” (1: 1).

In esso sono raccolti 513 fra gli oltre 3.000 proverbi meditati da Salomone stesso (1 R 4: 32; Ec 12: 11), nonché alcune massime di autori diversi sui quali egli ha probabilmente esercitato una certa influenza.

Il termine “proverbio” significa “(essere) simile in apparenza” e designa un’enunciazione o un’illustrazione di tipo morale che evidenzia, insegnandoli, i principi fondamentali della vita.

Il libro dei Proverbi è dunque un libro di similitudini, di raffronti fra immagini familiari e concrete e le verità più profonde della vita.

Salomone ricercava la saggezza di Dio (2 Cr 1: 8-12) e scrisse “epigrammi arguti” per esortare gli uomini a contemplare il timore di Dio e la vita secondo la sua sapienza (1: 7; 9: 10).

La summa di ogni sapienza è impersonata dal Signore Gesù Cristo (1 Co 1: 30).

Autore e data

L’espressione “Proverbi di Salomone” costituisce il titolo piuttosto che una rivendicazione assoluta di paternità (1: 1).

Il re Salomone, che regnò su Israele dal 971 al 931 a.C. e a cui Dio concesse grande saggezza (vd. 1 R 4: 29-34), è l’autore della parte didattica (capp. 1-9) e dei proverbi contenuti nella sezione 10: 1–22: 16, mentre con ogni probabilità è invece solamente il redattore delle “parole dei saggi” (22: 17–24: 34), la cui datazione è incerta ma comunque precedente al regno di Salomone.

La raccolta compresa fra i capp. 25–29 era stata originariamente redatta da Salomone (25: 1) e solo successivamente ripresa e inclusa da Ezechia, re di Giuda (715-686 a.C. ca); il cap. 30 riporta i detti di Agur e il cap. 31 quelli di Lemuel (forse lo stesso Salomone).

Il libro dei Proverbi acquisì la forma attuale solamente all’epoca di Ezechia (o successiva).

Salomone scrisse il libro dei Proverbi prima di sviarsi da Dio (1 R 11: 1-11), giacché il libro denota un atteggiamento devoto e si rivolge ai “semplici” e ai “giovani”, bisognosi di apprendere il timore di Dio.

Salomone compose altresì i Salmi 72 e 127, il libro dell’Ecclesiaste e il Cantico dei Cantici.

Contesto e ambiente del libro dei Proverbi

Il libro si articola su un triplice sfondo, presentandosi come:

  1. un esempio di letteratura sapienziale generica;
  2. uno scorcio sulla vita di corte;
  3. un insegnamento amorevole, pari a quello impartito da un padre o una madre ai propri figli.

Ognuno di essi ha lo scopo di incoraggiare la meditazione su Dio.

Per sua natura, trattandosi di letteratura sapienziale, il libro dei Proverbi è a tratti di difficile comprensione (1: 6).

Tale genere di letteratura costituisce una parte della verità rivelata per intero nell’A.T.: il sacerdote aveva il compito di trasmettere la legge, il profeta una parola da parte del Signore e il saggio (o uomo sapiente) il suo accorto consiglio (Gr 18: 18; Ez 7: 26).

Nel libro dei Proverbi il saggio Salomone fornisce un’analisi delle questioni “spinose” della vita (1: 6) non contemplate direttamente dalla legge né dai profeti.

Benché di carattere pratico, il libro dei Proverbi non è superficiale o sbrigativo; esso contiene, infatti, principi morali ed etici derivanti da un corretto rapporto con Dio, i quali pongono l’accento sull’importanza di una vita vissuta con rettitudine.

In 4: 1-4 si ritrovano accomunate tre generazioni, dato che Salomone affida al figlio Roboamo ciò che egli stesso ha imparato ai piedi di Davide e di Bat-Sceba.

Il libro dei Proverbi è da ritenersi, al contempo, un esempio di trasmissione di verità da una generazione all’altra e una vasta riserva di verità da tramandare.

I principi scritturali e le relative applicazioni pratiche sono quelli che i personaggi della Bibbia illustrano con le loro stesse vite.

Temi storici e teologici

L’ascesa al trono di Salomone avvenne sotto i migliori auspici, essendo promettente, ricca di privilegi e di opportunità.

Dio aveva esaudito la preghiera di Salomone concedendogli un cuore intelligente (1 R 3: 9-12; 2 Cr 1: 10-12): la sua sapienza superava quella di chiunque altro (1 R 4: 29-31).

Ciò nonostante, il fatto incredibile è che lui non visse conformemente alla verità appresa e perfino insegnata al figlio Roboamo (1 R 11: 1, 4, 6-11), che in seguito abbandonò gli insegnamenti paterni (1 R 12: 6-11).

Il libro dei Proverbi è una miniera di teologia biblica poiché sviluppa i temi della Scrittura a livello della giustizia pratica (1: 3), appellandosi alle scelte etiche dell’uomo e chiamando in causa il suo modo di pensare, di vivere e di gestire la vita quotidiana alla luce della verità divina.

Più precisamente, il libro dei Proverbi invita l’uomo a vivere in conformità agli scopi che il Creatore aveva nei suoi confronti quando lo aveva creato (Sl 90: 1-2, 12).

Secondo le promesse ricorrenti nei Proverbi, di norma i saggi (i giusti che obbediscono a Dio) sono più longevi (9: 11), prosperano (2: 20-22) e sperimentano la gioia (3: 13-18) e la bontà di Dio (12: 21) già sulla terra, laddove gli stolti subiscono infamia (3: 35) e morte (10: 21).

D’altro canto, tale principio generale è talvolta compensato dall’effettiva, seppur momentanea (Sl 73: 17-19), prosperità degli empi (Sl 73: 3-12).

Il libro di Giobbe insegna, infatti, che anche le persone pie e giuste possono subire calamità e sofferenze.

Numerosi sono i temi affrontati nei Proverbi.

Poiché essi si presentano in ordine sparso e con argomenti eterogenei, può essere utile allo studio un approccio tematico simile a quello proposto qui di seguito.

Relazione dell’uomo con Dio
  1. La fiducia Pr 22: 19
  2. L’umiltà Pr 3: 34
  3. Il timore di Dio Pr 1: 7
  4. La giustizia Pr 10: 25
  5. Il peccato Pr 28: 13
  6. L’ubbidienza Pr 6: 23
  7. La ricompensa Pr 12: 28
  8. Le prove Pr 17: 3
  9. La benedizione Pr 10: 22
  10. La morte Pr 15: 11
Relazione dell’uomo con se stesso
  1. Il carattere Pr 20: 11
  2. La saggezza Pr 1: 5
  3. La stoltezza Pr 26: 10-11
  4. Il linguaggio Pr 18: 21
  5. L’autocontrollo Pr 5: 8-11
  6. La bontà Pr 3: 3
  7. La ricchezza Pr 11: 4
  8. L’orgoglio Pr 27: 1
  9. L’ira Pr 19: 11
  10. La pigrizia Pr 13: 4; 6: 9-11

Relazione dell’uomo con il suo prossimo

  1. L’amore Pr 8: 17
  2. Gli amici Pr 17: 17
  3. I nemici Pr 16: 7
  4. La sincerità Pr 23: 23
  5. La maldicenza Pr 20: 19
  6. Come padre Pr 20: 7; 31: 2-9
  7. Come madre Pr 31: 10-31
  8. Come fi glio Pr 3: 1-3
  9. Educare i figli Pr 4: 1-4
  10. Disciplinare i figli Pr 22: 6

Saggezza e stoltezza costituiscono i due temi principali, intersecati e sovrapposti attraverso tutto il libro.

La saggezza è un insieme di conoscenza, di intelligenza, di dottrina, di discernimento e di ubbidienza, basato sul timore del Signore e sulla Parola di Dio.

Tutto ciò che si presenta in antitesi alla saggezza è definito “follia” o “stoltezza”.

Sfide interpretative

La prima sfida è rappresentata dal carattere, solitamente elusivo, della stessa letteratura sapienziale.

Come avviene con le parabole, infatti, le verità che si intende veicolare sono spesso di difficile comprensione se considerate con sguardo superficiale, e vanno pertanto meditate con il cuore (1: 6; 2: 1-4; 4: 4-9).

Un’altra sfida consiste nell’uso frequente di parallelismi, cioè l’accostamento fianco a fianco delle verità in modo tale che la seconda espanda, completi, definisca, enfatizzi o palesi la logica conclusione, l’asserzione definitiva o, in alcuni casi, il punto di vista opposto.

Spesso l’effettivo parallelismo è solamente suggerito. P. es., 12: 13 contiene un parallelismo sottaciuto, ma chiaramente identificabile: mediante il proprio linguaggio virtuoso (concetto sottinteso), l’uomo giusto sfugge all’afflizione (cfr. 28: 7).

Nell’interpretazione dei Proverbi, occorre:

  1. riconoscere il parallelismo e spesso completare ciò che è sottinteso, ma non enunciato, dall’autore;
  2. identificare le figure retoriche e riformulare il concetto omettendo tali figure;
  3. esporre in modo conciso l’insegnamento o il concetto espresso nel proverbio;
  4. descrivere il comportamento insegnato;
  5. trovare degli esempi scritturali.

Le differenti situazioni che fanno da sfondo ai Proverbi, influenzandone sia l’interpretazione sia la comprensione, costituiscono ulteriori sfide.

Occorre, in primo luogo, osservare l’ambito in cui tale proverbio è enunciato (prevalentemente un gruppo di giovani alla corte del re).

In secondo luogo, è bene valutare il libro nell’insieme, interpretandone i singoli insegnamenti alla luce del resto della Scrittura.

Sarà molto utile, p. es., confrontare la saggezza predicata da Salomone con quella impersonata da Cristo.

In terzo luogo, occorre considerare il periodo storico e prendere atto del fatto che le spiegazioni dei principi e delle verità attingono da esempi contestuali all’epoca.

L’ultima sfida è quella di riconoscere nei proverbi indicazioni divinamente ispirate e considerazioni sagge, in altre parole l’insegnamento di principi basilari (24: 3, 4) che non sempre sono leggi inflessibili o promesse assolute. Le espressioni di verità universali (cfr. 10: 27; 22: 4) contenute nel libro dei Proverbi contemplano generalmente delle “eccezioni”, a causa dell’ambiguità della vita e della condotta imprevedibile degli uomini degradati.

Dio non garantisce né l’uniformità dei risultati, né un’applicazione puntuale di tutti i proverbi; tuttavia, mediante lo studio e la pratica, è possibile contemplare la mente, il carattere, gli attributi, le opere e le benedizioni di Dio.

Tutti i tesori di saggezza e di conoscenza rivelati nel libro dei Proverbi sono nascosti in Cristo.

Schema del libro

  1. Prologo (1:1-7)
    1. Titolo (1:1)
    2. Scopo (1:2-6)
    3. Argomento (1:7)
  2. Elogio della sapienza per i giovani (1:8–9:18)
  • Proverbi per tutti (10:1–29:27)
    1. Di Salomone (10:1–22:16)
    2. Dei saggi (22:17–24:34)
    3. Di Salomone, raccolti da Ezechia (25:1–29:27)
  1. Osservazioni personali (30:1–31:31)
    1. Di Agur (30:1-33)
    2. Di Lemuel (31:1-31)

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Testo tratto da La Sacra Bibbia con note e commenti di John MacArthur

Staff La Casa della Bibbia

Pubblicato in: La Bibbia, I Libri

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