Quando però sarà venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità. (Giovanni 16: 13)
La venuta di Gesù Cristo sulla terra è effettivamente il più grande avvenimento della storia. Le promesse dell'Antico Testamento si realizzano: il Messia adempie ciò che è stato scritto di Lui. Le folle sono affascinate; i miracoli del Signore sono sulla bocca di tutti; i Suoi insegnamenti si diffondono.
Ben presto, però, l'opposizione religiosa organizzava, giungendo al più abominevole dei crimini, la crocifissione del Figlio di Dio sulla collina del Golgota. Tre giorni dopo, la Sua resurrezione fa tremare l'inferno e apre un'era nuova per il mondo. Tuttavia, il Signore risorto non appare sulle piazze pubbliche o nelle strade di Gerusalemme, ma soltanto ai discepoli che Egli ha scelto come testimoni del Suo trionfo sulla morte.
Gli avvenimenti precipitarono. Il Signore è rapito in cielo in una nuvola e lo Spirito Santo scende sui discepoli riuniti nella camera alta a Gerusalemme. Tutta la città accorre, per ascoltare la predicazione di Pietro il giorno di Pentecoste. In pochi anni, un pugno di uomini riempiti del fuoco divino rivoluzionano il mondo civilizzato (Atti 17:6). Gli abitanti della Palestina sono oggetto di una visita divina che raggiunge in seguito gli Ebrei della dispersione e i pagani delle rive del Mediterraneo. È nata la Chiesa dell'Iddio vivente; è sorta un'armata invincibile. Nel corso dei secoli, essa attingerà la sua forza dalla Sacra Scritture; la metterà in pratica e la annuncierà agli altri.
L'Antico Testamento getta una luce viva su questi avvenimenti; esso serve come base alla predicazione degli apostoli; confuta gli argomenti dei loro avversari.
In questo primo secolo dell'era cristiana, l'Antico Testamento riceverà da Dio il suo indispensabile complemento, sotto forma di 27 nuovi libri ispirati. Poco dopo l'anno 50, i discepoli, spinti dallo Spirito santo, iniziarono a scrivere.
Le epistole sono i primi elementi del Nuovo Testamento a vedere la luce. In anticipo, il Signore aveva confermata la loro autorità spirituale con una promessa ai suoi discepoli:
Quando però sarà venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità (Giovanni 16: 13).
Ora, queste lettere apostoliche stabiliscono la verità assoluta di Dio, nella quale la Chiesa deve essere istruita e fondata.
Passando da un paese all'altro per annunciare l'Evangelo, gli apostoli cercano di tenere il contatto con i loro figli spirituali. Altre comunità non tardano a trarre profitto dalle loro lettere. Le Epistole di Paolo sono lette e rilette prima di essere trasmesse più lontano, possibilmente in cambio di un altro scritto ispirato (cf. Colossesi 4:16).
In condizioni molto movimentate, ma sotto la benedizione di Dio, il loro messaggio edifica un popolo di vincitori che parte alla conquista del paganesimo, della filosofia e della mondanità, e ne strappa parecchie vittime. A loro volta, i giovani convertiti portano più lontano la fiamma dell'Evangelo, confessando il loro Salvatore, anche se devono, a causa di questa, sopportare il martirio.
Mentre il messaggio della salvezza si diffonde dapertutto, il numero dei testimoni oculari della vita terrestre del Signore Gesù diminuisce. Diventa sempre più necessario possedere per iscritto gli ammirabili insegnamenti di Gesù Cristo. Il Maestro non aveva promesso un'assistenza tutta particolare a coloro che sarebbero stati chiamati a redigere la Sua «biografia»?
Lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi rammenterà tutto quello che v'ho detto (Giovanni 14: 26).
Per riportare questi fatti, fondamenti della nostra fede e nutrimento spirituale per i riscattati attraverso i secoli, non può bastare un solo racconto. Così lo Spirito Santo mette a parte questi uomini che ricevono la capacità divina nel redigere nel linguaggio più semplice il messaggio trascendente della venuta del Figlio di Dio sulla terra. Ognuno ne mette in evidenza un aspetto diverso.
Matteo, ex gabelliere, è chiamato a rivelare agli Ebrei la Persona del Messia. Conformemente alla sua formazione professionale, fa sempre risaltare l'importanza di ciò che è scritto (cf. Matteo 1:22; 2:5, 15, 17, 23, ecc.).
Marco, probabilmente servo di Pietro (cf. 1 Pietro 5:13), mette l'accento su ciò che ha toccato più profondamente il suo cuore: il sacrificio del perfetto Servitore dell'Eterno e la Sua pazienza a tutta prova nell'educazione dei discepoli.
Luca, «il medico diletto» (Colossesi 4:14), fornisce dettagli particolarmente precisi su numerosi miracoli e guarigioni del Figlio dell'uomo e prima di tutto sul mistero della Sua concezione nel seno della vergine Maria (Luca 1:34, 35).
Giovanni, «il discepolo che Gesù amava» (Giovanni 13:23), mette in risalto soprattutto le parole di amore e di grazia del Figlio di Dio, in cui bisogna credere per avere la vita eterna. È probabile che questo Evangelo sia stato l'ultimo in ordine cronologico degli scritti del Nuovo Testamento. Eppure, è Giovanni che riporta il maggior numero delle parole del Signor Gesù. Questo fatto ha soltanto una spiegazione possibile: lo Spirito Santo aveva riempito e rinnovata la memoria del Suo servitore.
Così lo Spirito Santo ha ispirato quattro meravigliosi quadri della Persona del Figlio di Dio, scegliendo a questo scopo quattro strumenti umani molto diversi: egli si serve della loro personalità e del loro carattere, per descrivere nel modo più sobrio e più potente l'avvenimento centrale della storia. Spetta a Luca redigere il magnifico libro degli Atti degli Apostoli.
Dal secondo viaggio missionario di Paolo, egli è il suo fedele compagno e il suo medico particolare. Testimone delle gloriose tappe dei tempi apostolici, Luca è il più qualificato per scrivere questo primo capitolo della conquista della Chiesa militante di Gesù Cristo.
Verso la fine della sua vita, Giovanni viene esiliato nell'isola di Patmos, nel mar Egeo. (Apocalisse 1:9) Il Signore permette questa reclusione per rivelare al Suo servitore i Suoi piani divini per l'avvenire del mondo. L'Apocalisse - nome greco che significa rivelazione - è quindi il coronamento del tempio delle Sacre Scritture. Quest'ultimo libro della nostra Bibbia completa questo edificio divino; è la meta finale delle grandi dottrine bibliche, che lega così la storia alle prospettive terribili o gloriose dell'eternità.
L'Antico Testamento si compone di tre sezioni: la Legge, i Profeti, i Salmi. Dopo la Sua resurrezione, il Signore ha voluto confermarle con la Sua autorità divina (Luca 24:44).
Ora nel corso del Suo ultimo incontro con i Suoi discepoli, aveva fatto la stessa cosa, per anticipazione, circa le tre sezioni del Nuovo Testamento, dando agli scrittori sacri la promessa di Giovanni 14:26 e 16:13:
a) lo Spirito Santo vi rammenterà tutto quello che vi ho detto (i Vangeli);
b) lo Spirito Santo vi guiderà in tutta la verità (gli Atti e le Epistole apostoliche);
c) lo Spirito Santo vi annuncerà le cose avvenire (l'Apocalisse).
Ciononostante, una serie di «vangeli» e di «epistole apocrife» comparvero in seno alla cristianità dei primi secoli. Altri scrittori si arrogano il diritto di consegnare le loro impressioni sul più grande avvenimento della loro epoca, senza essere a questo chiamati da Dio. Luca fa riferimento a questo fatto: Poiché molti hanno intrapreso a ordinare una narrazione dei fatti che hanno avuto compimento in mezzo a noi… (Luca 1:1).
Una cosa è scrivere, un' altra, ben diversa, è quella di essere sospinti dallo Spirito Santo (2 Pietro 1:21) per trasmettere ciò che Dio vuole comunicare al mondo.
Fra i racconti apocrifi, si sono contati dieci pseudo-evangeli, fra i più conosciuti quelli di Nicodemo, di Pietro e di Tommaso; citiamo ancora gli «atti» di Pietro di Paolo, di Giovanni, di Andrea e di Tommaso, una serie di «epistole», e molti altri racconti fantastici scritti nei primi secoli del Medioevo. Beninteso, falsamente si sono attribuiti agli apostoli questi testi composti molto tempo dopo la loro morte. Tutti questi scritti sono ricchi di leggende, molti sono stati smarriti e, quelli che ci restano, si rivelano un misto di superstizioni, di tradizioni ebree, di gnosticismo e con un cristianesimo contaminato da errori. I primi credenti non tardano a distinguerli dalla Rivelazione e ad eliminarli.
Lo Spirito Santo non si è accontentato di scartare tutti gli scrittori indesiderati, ma ha anche delimitato il campo redazionale degli autori sacri:
Or vi sono ancora molte altre cose che Gesù ha fatte; se si scrivessero a una a una, penso che il mondo stesso non potrebbe contenere i libri che se ne scriverebbero (Giovanni 21:25).
Non era necessario che tutti i miracoli del Signore o tutte le Sue parole ci fossero riportate. Un Vangelo supplementare non avrebbe in nulla completato la nostra Bibbia o arricchita la nostra fede.
Così come sono, i testi sacri erano e sono la verità, nient'altro che la verità, tutta la verità.
Or Gesù fece in presenza dei discepoli molti altri segni miracolosi, che non sono scritti in questo libro; ma questi sono stati scritti, affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e, affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome. (Giovanni 20:30-31).
Non appena conclusa, la Scrittura dimostrò la sua origine e la sua potenza rassicurando i credenti, generando conversioni, facendo nascere nuove comunità, portando un frutto degno del suo messaggio e smascherando le false dottrine.
I servitori di Cristo dei primi secoli riconobbero molto presto l'ispirazione degli scritti apostolici e denunciarono l'uso abusivo dei libri apocrifi che seminarono dappertutto la confusione.
È sorprendente constatare che Ireneo (140-202), Tertulliano (160-220), Clemente di Alessandria (morto nel 220), Origene (185-254), Atanasio (296-372), i principali Padri della Chiesa, citano nei loro scritti tutti i libri del canone sacro, senza omettere alcuno, come riconosciuti per la loro autorità divina. Già nell'anno 115, Ignazio riconosce questa autorità; egli mette i suoi propri scritti su di un altro piano: Io vi supplico, come l'hanno fatto Pietro e Paolo; ma essi erano apostoli, io non sono che un convertito.
Ed ecco un frammento che mostra a che punto questi giganti della fede dei primi secoli si sottometterono indiscutibilmente al primato dei testi del Nuovo Testamento. Nel suo commentario del libro di Giosuè, Origene fa menzione di tutti i libri canonici del Nuovo Testamento. A proposito delle trombe che fecero cadere Gerico, egli dichiara:
“Quando venne il nostro Signore Gesù (di cui Giosuè, figlio di Nun, prefigurava la venuta), fece camminare i suoi apostoli come sacerdoti portanti le trombe della magnifica e celeste predicazione. Fù Matteo che, per primo, fa risuonare la tromba sacerdotale - Poi Marco, Luca, poi Giovanni fanno suonare anch'essi ognuno la sua tromba; poi Pietro, dopo di loro, prorompe con le due trombe delle sue epistole. Poi anche Giacomo e così pure Giuda.
Malgrado questi primi squilli, Giovanni ne fa sentire ancora altri con le sue epistole e con l'Apocalisse. Infine, arriva colui che ha detto: Io stimo che Dio abbia messo in mostra noi, gli apostoli, ultimi fra tutti (1 Corinzi 4:9).
E quando ebbe fatto risuonare come un tuono le trombe delle sue quattordici Epistole, ha abbattuto fin dalle loro fondamenta le mura di Gerico, tutte le macchine da guerra dell'idolatria e di tutti i dogmi della filosofia”.
Coincidenza notevole, se le 22 lettere dell'alfabeto ebraico corrispondevano al numero originale dei libri dell'Antico Testamento, le 27 lettere dell'alfabeto greco corrispondevano, anch'esse, al numero dei libri del Nuovo Testamento; la Chiesa perseguitata dei primi secoli interpretò questa coincidenza come una conferma da Dio.
Il libro degli Atti degli Apostoli e le Epistole rievocano in molti punti la dura lotta condotta dagli Ebrei contro il cristianesimo. Questa diventa sempre più aspra e si cristallizza in un'opposizione feroce diretta contro i testi sacri: Antico e Nuovo Testamento.
Partendo dalla Versione dei Settanta, gli apostoli hanno dimostrato per mezzo delle Scritture che Gesù Cristo era veramente il Messia promesso. Agli occhi degli Ebrei, questo testo è quindi la causa di tutti problemi sorti; essi considerano ormai come un tradimento l'atto dei 72 sapienti ebrei scesi in Egitto per comunicare gli oracoli di Dio ai pagani. Giungono a paragonare questa «iniquità» all'apostasia del vitello d'oro, riportata nel capitolo 32 dell'Esodo. Conseguenza logica di questa corrente di opinioni, si rende necessario ritradurre l'Antico Testamento in greco, per appoggiare le affermazioni dei nemici del Vangelo e lottare meglio contro il cristianesimo.
Aquila, ebreo originario di Sinope, che si trova sulle rive del mar Nero, se ne assume la responsabilità, in modo evidentemente tendenzioso. Pregna di interpretazioni razionaliste, la versione di Aquila prepara la venuta di Marcione; questo filosofo romano getta a sua volta scompiglio nella cristianità intorno all'anno 140, dichiarando l'Antico Testamento superato, perché a suo parere il Nuovo Testamento l'ha sostituito come rivelazione perfettamente sufficiente. È così che ai tempi della Chiesa primitiva, la Parola di Dio conduce le prime lotte della sua storia movimentata.
Da un lato, l'Antico Testamento è messo da parte, dall'altro si pongono gli Evangeli e le Epistole canoniche allo stesso livello dei numerosi libri apocrifi che confondono le loro leggende grossolane con le verità fondamentali della dottrina biblica. È quindi necessario che voci autorevoli si levino con forza per denunciare questi abusi. I Padri della Chiesa riprendono allora per sé la vocazione che l'Eterno aveva affidato ai profeti, vocazione che Egli preciserà a Geremia in questi termini:
Se torni a me, io ti lascerò ritornare, e rimarrai davanti a me; e se tu separi ciò che è prezioso da ciò che è vile, tu sarai come la mia bocca (Geremia 15:19).
Le Chiese dei primi secoli si riuniscono più volte in concili solenni, per compilare la lista definitiva dei libri canonici: Laodicea (360); Cartagine (397 e 419); Calcedonia (451). E, mezzo supplementare di preservazione e di diffusione del loro messaggio divino, le sacre Scritture sono a quell'epoca tradotte in latino.