La lampada sotto il vaso.

Nessuno accende una lampada e poi la copre con un vaso, o la mette sotto il letto; anzi la mette sul candeliere, perché chi entra veda la luce. (Luca 8:16)

Il periodo medioevale fu lungo e oscuro. Non poteva essere che tenebroso, poiché la luce della Sacra Scrittura non potè brillare in tutto il suo splendore.

Nel 1° secolo, la lampada della Parola era stata accesa; poi fu a lungo nascosta sotto un vaso opaco, quello delle tradizioni religiose.

La grande maggioranza degli uomini ignoravano addirittura l'esistenza stessa della Bibbia, che rimaneva gelosamente conservata entro le mura dei monasteri, dei conventi e dei castelli. Le copie delle Scritture erano oggetto di una venerazione mista a timore superstizioso. Esse furono rinchiuse nelle biblioteche per generazioni; nessuno aveva il diritto di accedervi, ancora meno di prendere conoscenza. I manoscritti biblici erano spesso legati o sigillati. Ma in questi secoli di tenebre spirituali, Dio agisce tuttavia con mezzi inattesi.

In ogni generazione Egli suscitò degli uomini consacrati senza riserve alla causa della Sua Parola. Solo l'eternità ci permetterà di misurare l'estensione dei miracoli che hanno permesso la sua preservazione, in tempi in cui tutto favoriva il suo soffocamento e la sua distruzione. La storia movimentata del Codex Argenteus (la Bibbia d'Argento), oggi esposta al museo di Uppsala (Svezia), prova a che punto i documenti sono stati miracolosamente protetti.

All'inizio dell'era cristiana, certi popoli gotici lasciarono il loro paese natale, la Svezia e partirono alla ricerca di climi più temperati fermandosi sulle rive della Vistola.

Una nuova emigrazione li spinse poi a devastare le pianure orientali dell'Impero Romano e a fondare il loro regno vicino al mar Nero. A partire dal 4° secolo, i Goti subirono l'influenza della cultura latina. In questo modo, il cristianesimo stabilisce una testa di ponte in pieno territorio gotico.

Alcuni cristiani di Cappadocia (Asia Minore) vengono fatti prigionieri dai Goti. Essi non mancano questa occasione di rendere testimonianza al loro Salvatore. Uno di essi, il vescovo Ulfilas, evangelizza i visigoti della regione inferiore del bacino danubiano. Ulfilas (morto nel 393) lascia alla posterità un notevole capolavoro: la prima traduzione della Bibbia in lingua germanica. Per questo ha creato un linguaggio scritto utilizzando caratteri greci e latini. Il suo sistema servirà di base a tutti i testi primitivi gotici.

Verso la fine del 5° secolo, gli ostrogoti invadono l'Italia; guidati dal loro capo, Teodorico il Grande, vi fondono un impero le cui capitali saranno Verona e Ravenna. La traduzione di Ulfilas è il solo documento letterario degli ostrogoti convertiti al cristianesimo. Questi manoscritti si sono conservati solo parzialmente, il più importante ne è appunto il Codex Argentus.

È un magnifico volume di pergamene tinte di porpora, incise con lettere argentate e incorniciate di decorazioni argento e oro. Visibilmente destinato ad un sovrano, questo codice fu molto probabilmente offerto a Teodorico.

Ma il regno degli ostrogoti è di breve durata. I loro discendenti ripartono verso il nord e cadono nella barbaria. Carlo Magno invia Liudger, un missionario originario di Roma, per evangelizzare la Westgalia. Questi arriva al monastero di Wenden, nel bacino del Ruhr, dove deposita il Codex Argentus che vi resterà a lungo. Dopo essere stata dimenticata per secoli, la Bibbia d'Argento attira l'attenzione dell'imperatore Rodolfo II (1576-1612) che ne viene in possesso e la deposita nel suo castello favorito, il Hradshin di Praga.

Al termine della Guerra dei Trent'anni, gli svedesi invadono Praga, facendo man bassa delle collezioni artistiche dell'imperatore. Il Codex Argentus prende quindi la strada di Stoccolma e rimarrà lì fino all'abdicazione di Cristina, regina di Svezia (1654).

I suoi creditori si appropiarono allora dei suoi tesori e il prezioso documento diventa proprietà di un commerciante olandese,  Isaac Vassins.

Nel 1662, viene riacquistato dall'alto cancelliere della corte e ritorna sul suolo svedese. Infine, nel 1669, viene deposto nella biblioteca dell'accademia di Upsala, dove si trova ancora oggi. Questo testo biblico ha avuto una parte importante nella cultura originale dei paesi barbari venuti dalla Scandinavia. Grazie ad esso, la luce del cristianesimo ha squarciato le loro tenebre. Poi, in seguito ai movimenti politici e alle conquiste,  è passato da una regione all'altra, sfuggendo ogni volta alla distruzione, fino al momento in cui gli svedesi, discendenti dei suoi primi destinatari, ne riconobbero l'inestimabile valore. la Bibbia d'Argento ha sfidato i tempi della storia: essa si erge come un monumento della miracolosa conservazione della Sacra Scrittura.

Ulfilas era originario della Cappadocia, patria di Basile il Grande e di Gregorio Vinissa (4°secolo). Ora, questa regione assume nuovamente, a partire dal 9° secolo, un ruolo di primo piano nella storia della Bibbia. Oggi si indica ai turisti le abitazioni troglodite in cui alloggiarono migliaia di eremiti che, a quell'epoca, si ritirarono sulle montagne per avvicinarsi a Dio. Numerose grotte diventarono sale di scrittura, refettori o cappelle  tagliate nella roccia e artisticamente decorate. Scegliendo questo tipo di vita, questi uomini volevano fuggire la società, forse anche alla persecuzione, ma innanzitutto realizzare un desiderio intenso, quello di studiare i testi sacri.

Per tre secoli, la Cappadocia fu contemporaneamente il centro intellettuale del mondo e il primo centro di irradiazione spirituale delle Scritture. A partire dall'11° secolo, i monasteri della Grecia e dei Balcani si moltiplicano. Fu compito dei monaci della penisola Calcidica e della Tessalia a continuare la missione intrapresa dagli eremiti della Cappodocia. Isolati nel loro ritiro in alto tra le rocce, scribi ugualmente consacrati si applicano a ricopiare i libri biblici.

Per 1000 anni, i conventi dei Metori restano quasi inaccessibili; il cesto dei viveri, sospeso da una corda scorrevole su una carrucola fu il solo legame di questi uomini con la civilizzazione. Se un neofita vuole raggiungerli, deve sedersi nel cesto e lasciarsi issare dalla corda. Così, queste costruzioni aeree sfidano ladri e malfattori; e fu  così che - nuovo modo di preservazione di manoscritti biblici - i tesori delle loro biblioteche sfuggono al saccheggio.

In tutta Europa, legioni di copisti rifugiati nei monasteri e nei chiostri perseguono la loro opera con accanimento. Dizionari biblici e paralleli in diverse lingue vengono redatti a mano. Tutti tipi di lavori artistici vengono eseguiti per abbellire le Scritture. Bellissimi disegni ornano le intestazioni di libri o di capitoli.

I manoscritti sono decorati con illustrazioni concepite secondo lo stile dell'epoca. Le rilegature sono particolarmente curate: incisioni su legno, cesellature su stagno o piombo, copertine dorate o argentate incastonate di rubini e di ametiste. Non si risparmia per la parola di Dio.

Tuttavia si trascura l'essenziale: i libri sacri divengono così preziosi che nessuno ha più la possibilità di leggerli. Sono rinchiusi in cofani e in armadi. All'interno dei castelli, non si osa toccarli; al di fuori,  si monta di guardia per impedire l'accesso a questi tesori spirituali.

Eppure, l'apostolo Paolo ha dichiarato:

"...ma la parola di Dio non è incatenata. (2 Timoteo 2:9)

Come si realizzerà questa promessa in questi secoli in cui i testimoni di Cristo sono a loro volta legati come malfattori? Qua e là, il Signore ispira predicatori dell'Evangelo. Spetta a loro consegnare il messaggio divino agli studenti e ai castellani, farla conoscere agli illetterati, agli artigiani e alla gente di campagna.

Uno di questi è Beda il Venerabile nell'8° secolo; il dignitoso vecchio del convento di Jarrow è già colpito da cecità, ma sa che il suo ministerio non è terminato: gli Anglosassoni devono ricevere la Parola divina nella loro lingua materna. Raccogliendo le ultime forze, egli si mette al lavoro.

È circondato da tre giovani: il primo lo sostiene, il secondo legge ad alta voce il testo latino dell'Evangelo secondo Giovanni e il terzo scrive la traduzione sotto la sua dettatura. La vigilia del giorno dell'Ascensione, Beda si sente oppresso. È giunto alla frase di Giovanni 6:9 ma che cosa sono per tanta gente? Il suo animo è preoccupato per i bisogni spirituali del suo popolo affamato per il pane della vita della santa Scrittura:

 

-Affrettati, dice al suo scrivano, non so quanto tempo resisterò, o quanto presto il mio Maestro mi chiamerà di qui. -

La giornata intera passa senza che Beda si conceda il minimo riposo. La sua voce si fa debole.

- C'è soltanto più un capitolo - interrompe il ragazzo. - Ma voi parlate con difficoltà! -

- No -  replica Beda - è facile! Riprendi la penna e scrivi in fretta. - Così il traduttore giunge all'ultima frase dell'Evangelo.

- Ah! è finito,- articola il morente.- Bene, aiutami a pormi vicino a questa finestra dove ha tanto pregato. -

Così il vecchio entra nell'eternità pronunciando le parole:

- Ora, sia gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.-

 

Il giorno dell'Ascensione dell'anno 735, Beda il Venerabile è passato alla presenza del suo Signore, ma ha lasciato ai suoi compatrioti l'Evangelo secondo Giovanni nelle loro lingua materna.

Sei secoli più tardi, John Wycliff tradurrà la Bibbia completa, è la prima traduzione completa in lingua inglese  (1382).

Il papa Gregorio XI pubblicò successivamente cinque bolle per scomunicarlo; ma nulla arrestò lo zelo infaticabile di questo evangelista itinerante che verrà definito «la stella del mattino della Riforma»

I suoi discepoli proseguirono il lavoro, ricopiando la sua traduzione tante volte, attualmente si conoscono 170 manoscritti completi della Bibbia Wycliff. Oggi, il ricordo di questo precursore dei traduttori biblici è tramandato dalla missione che porta il suo nome: "La Società dei Traduttori Wycliff" ha come obbiettivo portare la parola divina nelle tribù in cui essa non è ancora penetrata, stampandola in centinaia di nuovi dialetti. Ritorneremo in seguito su questo argomento.

Quello che il Signore ha compiuto in Inghilterra, ha inizio anche nel continente. Il primo monumento della lingua francese è un dizionario biblico che risale al 768, il glossario di Reichenau. Sotto il Regno di Carlo Magno, il dotto Alcuin riveste un ruolo importante nella propagazione delle Scritture. La Chanson de Roland (11° secolo) evoca in molti punti gli eroi dell'Antico Testamento. Alla fine del 12° secolo compare Pietro Valdo, l'apostolo dei «Poveri di Lione». Questo ricco commerciante vende tutti i suoi beni, poi consacra la sua energia alla traduzione delle Scritture in linguaggio corrente.

Questi testi si diffondono con una rapidità straordinaria. Portatori della Parola di vita, i discepoli di Valdo emanano luce in tutte le direzioni. L'opposizione del clero non fa che stimolare il loro zelo e la loro azione intrepida. Perseguitati dai loro avversari, i Valdesi si rifugiono sulle Alpi. Si attribuiscono loro virtù malefiche, indicandoli talvolta con il soprannome di "Vaudès" (stregoni).

Valdo, Valdesi, Vaudès: la storia conserverà soltanto un nome, quello dei Valdesi che, dal 13° secolo in avanti, hanno fatto del Piemonte il loro centro spirituale. Questi cristiani, così profondamente attaccati alle Scritture, dovranno affrontare terribili persecuzioni, ma nelle loro lotte secolari, vinceranno grazie al loro vibrante amore per Cristo.

Altre voci si sono ancora levate, risvegliando le coscienze in questa Europa intorpidita da secoli di oscurantismo. La maggior parte dei popoli ebbero il loro «Giovanni Battista», che invitava le anime a pentirsi e predicava in anticipo un messaggio identico a quello dei riformatori. Possiamo innanzitutto citare Jean Hus, precursore della Riiforma in Boemia. Nel suo zelo per la predicazione, egli si levò con forza contro gli abusi del clero romano. La sua audace lo portò al rogo, eretto dai suoi carnefici a Costanza, nel 1415, malgrado il salvacondotto che l'imperatore gli aveva consegnato.Due generazioni più tardi, Savonarola, a Firenze, affrontò lo stesso avversario e subì la stessa punizione per aver osato predicare la  Parola di Dio.

Questi due difensori della Sacra Scrittura coronarono la lista degli eroi mandati da Dio nel Medioevo per scuotere il giogo delle tradizioni religiose e proclamare il messaggio divino. Sarebbe impossibile menzionare tutti i testimoni di Gesù Cristo che, in quei secoli oscuri, svolsero un opera simile nella storia della Bibbia. Furono legioni. I loro tentativi di volgarizzare i testi sacri non sono stati sempre registrati nelle cronache dell'epoca; ma sono registrati a lettere d'oro negli annali celesti: è lassù che questi servitori di Dio, misconosciuti quaggiù, riceveranno la loro gloriosa ricompensa. Avendo insegnato a molti la giustizia, essi risplenderanno come le stelle in eterno. (Daniele 12:3)

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